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Piero Illari: un futurista tra due mondi

COMPRENDE ALLEGATO DIGITALE, VEDI SOTTO«Le mie attitudini che si sono acciaiate in mille sforzi di natura assai dissimile, la mia vita pur ricca di assurde contraddizioni, l’amore alle mete d’aspra via, mi assicurano che saprò condurre in porto glorioso questa rovente creatura nata da capaci lombi di novel comito giovanissimo se la solidarietà dei fratelli d’arte continuerà bene come è cominciata, e se i plausi non si limiteranno alle parole».(Piero Illari, “Il Cammino di Rovente”, in “Rovente”, 1923)«E’ arrivato d’oltreoceano per sedersi alla prima cena del MartÍn Fierro. Portava un monocolo insolente, come un’inquieta domanda sull’interiezione della cravatta».(Pedro Juan Vignale, Piero Illari, in “MartÍn Fierro”, 1924)Piero Illari si rivela futurista di precisa personalità e autonomia inventiva, capace di coniugare i dettami e le attrezzature futuristiche con il “cuore” (magari dei motori), e con l'”amore” (quello dell’anima e quello dei sensi), con le aspirazioni (quelle intime e quelle pubbliche) dell’individuo, con gli impulsi e gli stati d’animo dell’io.(Paolo Briganti, “Amori, motori, stati d’animo…”)La massiccia migrazione italiana in Argentina degli anni successivi alla Prima guerra mondiale (migrazione che si estende fino al secondo dopoguerra avanzato) potrebbe far ipoteizzare di per sé un radicamento di futuristi militanti nell’area del RÍo de la Plata […]. L’unico dei futuristi conosciuti, con veri precedenti in questa corrente in Italia, e che, una volta emigrato in Argentina, abbia continuato a sostenerne i postulati, fu Piero Illari.(May Lorenzo Alcalá, La “seconda vita” di Piero…)

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