Descrizione
Atlante – Guida alla Refertazione dell’Esame del Campo Visivo
Ho accettato di buon grado di scrivere questa breve presentazione dell’Atlante-Guida alla Refertazione dell’Esame del Campo Visivo, frutto della passione, delle fatiche e della lunga esperienza dell’amico Guido Corallo. L’atlante fa da naturale compendio al pregevole Manuale di Perimetria, da poco dato alle stampe dallo stesso autore.
Ho conosciuto il Dott. Corallo 40 anni fa, quando, giovane specializzando, mi recai in pellegrinaggio presso la Mecca italiana della perimetria, la Clinica Oculistica di Genova, diretta con saggezza e buonsenso dal compianto Prof. Mario Zingirian. Eravamo alla fine degli anni ’70 e Corallo, assieme a Enrico Gandolfo, anch’egli ahimè prematuramente scomparso, e a Paolo Capris, faceva parte della squadra che stava portando avanti interessanti e innovative ricerche sull’automazione della perimetria. Molta acqua è passata sotto i ponti, ma l’amore per la perimetria è rimasto sempre vivo e fresco sia in Guido che in me.
Questo atlante, che ho avuto il privilegio e l’onore di leggere in anteprima, è sicuramente un’opera di grande valore didattico e, soprattutto, pratico, destinata a diventare un prezioso testo di consultazione per le nuove generazioni di oculisti e di ortottisti che si avvicinano alla nostra splendida professione.
La presentazione di numerosi casi clinici di varia natura, provenienti dall’enorme database del Dott. Corallo, consentirà agli utilizzatori meno esperti (ma penso non solo a loro) di apprendere, passo dopo passo, come stilare una buona refertazione, momento fondamentale del percorso diagnostico (troppo spesso disatteso o sottovalutato), che solo un oculista preparato può gestire in modo corretto e chiaro. Il lettore viene guidato per mano non solo grazie alla chiarezza degli esempi, ma, soprattutto, dalle note esplicative, che, puntualmente, Corallo si è preso la briga di inserire alla fine di ogni caso. Assieme al manuale cui accennavo sopra, questo atlante costituisce un’opera di impiego pratico immediato, che sarà certamente molto apprezzata dagli oculisti (anche i più smaliziati) e dagli ortottisti.
In veste di Presidente della Società Italiana di Perimetria e Diagnostica per Immagini – la gloriosa S.I.Pe. fondata 30 anni fa dai Professori Zingirian e Gandolfo – ringrazio l’amico Guido per essersi assunto l’onere di colmare una lacuna non da poco nella letteratura che si occupa dell’argomento, peraltro quasi tutta in lingua inglese.
La S.I.Pe. è lieta di concedere il proprio patrocinio a questo atlante-guida, augurando al Dott. Guido Corallo quel successo che, con la sua costante dedizione alla materia, si è certamente meritato.
Dott. Paolo Brusini
Presidente S.I.Pe.
A distanza di soli pochi mesi dalla pubblicazione del mio Manuale di Perimetria (Piccin Nuova Libraria, 2018) ho avvertito l’esigenza di redigere questo Atlante-Guida alla Refertazione dell’Esame del Campo Visivo. Quest’opera può essere concepita come un naturale complemento del citato Manuale per coloro che, grazie ad esso, hanno acquisito le opportune conoscenze di base e hanno ben compreso quali sono gli accorgimenti da adottare per potere gestire al meglio i test. Tuttavia essa può rivestire anche un carattere del tutto autonomo, per coloro che di tali conoscenze fossero già autonomamente in possesso, ma che avessero difficoltà a muoversi con disinvoltura nell’ambito della descrizione dei reperti.
In effetti, l’opportunità di intraprendere questa iniziativa mi è stata suggerita dalla constatazione del fatto che le difficoltà inerenti la corretta descrizione dei reperti – una descrizione che possa avvalersi di un linguaggio tecnico chiaro ed efficace, intendo dire – sono cosa assai diffusa. Tali difficoltà inducono taluni ad eludere addirittura la fase della refertazione, fornendo al paziente i soli grafici che rappresentano il risultato bruto dell’esame, senza che esso sia accompagnato da alcun commento. Ciò non dovrebbe assolutamente accadere, in quanto cosa addirittura contraria alla deontologia professionale. Qualsiasi risultato di un esame medico, che si tratti di un elettrocardiogramma, di una radiografia, di un’ecografia, ecc. (gli esempi possono essere davvero mille), deve essere sempre accompagnato da un commento che esprima qual è il preciso significato di quel dato reperto. Cosa della quale il medico si deve assumere l’onere e la responsabilità. Altre volte, tornando ancora all’esempio dei reperti perimetrici, accade che le difficoltà nello stilare i referti vengano in un certo senso aggirate affidandosi ad una modulistica particolare, che prevede lo sbarramento di varie caselle affiancate ciascuna ad una legenda che riporta la corrispondente tipologia di danno che più si avvicina a quella rilevata nel reperto in questione (danno diffuso, difetti misti, ecc.). Così facendo, è vero che si mette in qualche modo nelle mani del paziente un qualche referto, sennonché questo, con tutte quelle “X” che lo costellano, appare più simile ad una schedina del Totocalcio, piuttosto che ad un referto medico redatto con spirito professionale. Non è un bel vedere, insomma.
Le difficoltà descrittive qui segnalate coinvolgono tanto gli Oftalmologi quanto gli Ortottisti Assistenti di Oftalmologia. Se ai primi, infatti, spettano le conclusioni diagnostiche, ai secondi spetta tuttavia il compito di redigere un’adeguata descrizione del reperto, che sia in grado di renderlo più agevolmente decifrabile e che pertanto possa facilitare quelle conclusioni cui si accennava. Una volta fatte queste considerazioni, la mia idea è stata quella di attingere al vasto archivio degli esami memorizzati nel mio personale strumento Humphrey, stampando un sufficiente numero di grafici perimetrici e facendoli poi accompagnare da un referto da me redatto. Quella che propongo è una selezione che ho effettuato nell’ambito di tale archivio, operando la quale ho avuto cura di prendere in considerazione esclusivamente quei reperti che potessero considerarsi affidabili grazie ad una buona cooperazione da parte dei pazienti, a garanzia del fatto che i difetti reperibili in essi fossero il reale corrispettivo delle patologie in atto. La rassegna di reperti che viene proposta rappresenta un campione molto parziale, al quale si è cercato di dare la giusta dimensione, in relazione agli scopi che quest’opera si prefigge. Si è evitato che esso fosse troppo vasto, così da risultare ridondante, ma al tempo stesso si è curato che fosse ricco abbastanza, così da poter fornire al lettore una panoramica completa, priva di zone d’ombra. Ciascuno dei reperti proposti in questo atlante è stato non solo da me refertato, ma rappresenta il risultato di un esame da me personalmente eseguito, adottando tutti i possibili accorgimenti atti ad evitare artefatti di qualsiasi genere. Il perimetro Humphrey è lo strumento più diffuso al mondo, quello di gran lunga più utilizzato negli studi scientifici, e grazie a questi suoi primati è considerato il gold standard per quanto concerne l’esecuzione dell’esame del campo visivo. Coloro che posseggono strumenti di altro tipo potranno comunque giovarsi ugualmente dei contenuti di questo atlante-guida, in quanto gli elementi costitutivi fondamentali dei vari grafici perimetrici hanno strettissime analogie tra di loro, grazie ad una standardizzazione che è ormai assai diffusa.
Il passare in rassegna un gran numero di reperti, vedendoli accompagnati dalla loro descrizione, dovrebbe sortire – almeno nelle mie intenzioni – l’effetto di far sì che il lettore, sia pure a prezzo di una qualche ripetitività ritenuta comunque funzionale allo scopo, acquisisca alla fine l’attitudine ad adottare il linguaggio appropriato con tutta naturalezza, senza doversi arrampicare sugli specchi. Ma questo atlante-guida va anche oltre il già ambizioso obiettivo di far acquisire al lettore la piena padronanza del linguaggio perimetrico. Tutti i reperti sono infatti corredati da alcune note a margine le quali forniscono utili informazioni sul caso clinico in questione, chiarimenti ulteriori su certe peculiarità rinvenibili sui grafici, e talvolta costituiscono delle vere e proprie curiosità. Ciascun caso clinico, in altri termini, è seguito da una mini-discussione. Tutto ciò si auspica stimoli ulteriormente la lettura/visione di questo atlante-guida. Una volta terminata la quale dovrebbe pertanto risultare acquisita la capacità di fare una rapida sintesi di tutti gli ausili interpretativi presenti sui reperti, sapendo riconoscerne anche i limiti, così evitando di farsi fuorviare da essi.
Il fatto che io proponga a modello il linguaggio da me adottato da un lato m’imbarazza un po’, dal momento che ciò potrebbe alimentare il sospetto che dietro alla cosa si nasconda una certa dose di narcisismo. Ma giuro che non è così, e colgo anzi l’occasione per sottolineare il fatto che quello da me proposto non è certo l’unico ed esclusivo modello descrittivo cui doversi forzatamente uniformare (peraltro non mi sono certo affidato alla mia esclusiva creatività, ma ho fatto in larga misura riferimento a quanto suggerito dalle linee guida emanate dalla S.I.Pe., Società Italiana di Perimetria e Diagnostica per Immagini). Delle varianti possono essere senz’altro introdotte. Ragion per cui quello da me proposto è semplicemente un modello di riferimento, in relazione al quale ognuno potrà poi inserire delle sfumature che siano più consone al suo gusto estetico, fatto naturalmente salvo il rispetto delle questioni strettamente tecniche. Se mi sono permesso di proporre il mio modello descrittivo, ciò è dipeso dunque essenzialmente da esigenze dettate da quello che si è soliti chiamare spirito di servizio, che poi non è altro che la risposta al richiamo ad un ben preciso dovere. Lo stesso dovere che mi sono sentito chiamato a compiere quando ho redatto il mio Manuale di Perimetria: mi riferisco all’esigenza, che oserei definire etica, di trasferire particolarmente ai giovani (ma non solo) il frutto di una lunghissima esperienza maturata sul campo, che mi sarebbe sembrato cosa da vecchio e odioso avaro tenere stretta solo per me. Nel mio caso specifico, questa dedizione appassionata da me tributata alla disciplina Perimetria si è spalmata lungo un arco temporale che sfiora ormai i quarant’anni.
Spero dunque di avere reso un servizio utile e auguro a tutti una buona lettura, ma anche una buona visione, visto il carattere in larga misura iconografico dell’opera.
l’Autore
Gli autori:
G. Corallo
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