Ortodonzia intercettiva

Autori: R. Olivi, F. Olivi

pag. 430 – ill. 1.122 a colori

270,00 

Esaurito

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Descrizione

Cara collega, caro collega, Ancora un ‘Textbook’ di Ortodonzia!? La risposta sarà: sì… però proprio questo! La collaborazione degli autori di questa opera nell’insegnamento e in clinica traspare attraverso tutti i capitoli e crea un team che ha saputo riunire l’esperienza degli anziani e l’entusiasmo dei giovani, per concretizzarsi in un libro nel quale tutte le frontiere tra la pedodonzia e l’ortodonzia sono abolite. Strutturata secondo i problemi clinici l’eccellente scelta casistica permette al clinico pratico di ritrovare una conferma a ciò che egli esegue nella sua routine quotidiana e al giovane specialista di guadagnare decenni ai esperienza, se si prende il tempo necessario per studiare a fondo i casi presentati. La documentazione clinica è presentata con modalità identiche nel corso dei vari capitoli. Non commettete l’errore di lanciarvi immediatamente su un capitolo clinico, ma prendetevi il tempo per impregnarvi dello spirito espresso nell’introduzione (pagine 3 e 4) scritta dagli autori stessi. Rileggendo attentamente questa introduzione gli autori vi preparano mentalmente ad una medicina dentale globale e questo vi permetterà di comprendere più facilmente perché l’analisi funzionale, per esempio, o i parametri psicologici in funzione dell’età, oppure ancora I dettagli anatomici al momento della ispezione della cavità orale, vi vengono sottolineati continuamente. Una differenziazione didattica tra problemi scheletrici, problemi dentali e influenza funzionale e disfunzionale si ritrova in ognuno dei grandi capitoli. Questo sforzo di chiarificazione, senza semplificazione, ha il merito di mettere a proprio agio il lettore. Quali che siano i grandi argomenti clinici trattati nei vari capitoli, la diagnosi differenziale che valuta le componenti scheletriche, dentali e funzionali attraverso tutte le età da 3 a 15 anni, rimane rigorosamente la stessa. Ma quando vengono presentate soluzioni terapeutiche controverse, una discussione approfondita, basata su una letteratura succinta e recente, permette al lettore di fare una scelta, di pesare il pro e il contro di un primo approccio o di una soluzione alternativa. Talvolta è l’età del paziente che impone questo o quel piano di trattamento, tal’altra è il contesto familiare, genetico o anche psicologico, che esige una soluzione particolare. Ad ogni modo non si tratta ai un libro che può essere consultato come una raccolta di “ricette di cucina”! Gli autori ad ogni istante fanno appello alle vostre conoscenze nel campo della crescita cranio-facciale, della prima e della seconda fase della dentatura mista ed alla vostra esperienza clinica allo scopo di provocare una interazione costante tra ciò che avete già acquisito a proposito di casistica clinica personale e l’argomento trattato e illustrato con il sussidio di casi concreti. Qualche commento sui singoli capitoli si impone: il capitolo 2 presenta una eccellente rassegna teorica dei meccanismi di crescita del complesso naso-mascellare e della mandibola comprendendo contemporaneamente i differenti principi terapeutici che permettono l’utilizzazione del potenziale di crescita facciale per ottenere un armonia scheletrica, dentale e funzionale. Non stupisce che il capitolo 3, sul ruolo della pedodonzia nell’ortodonzia intercettiva, trovi il suo posto prima dei capitoli a “predominanza ortodontica”. Le tecniche di ricostruzione dei molari da latte, dal momento che permettono di assicurare lo spazio necessario alla dentatura permanente, sono fondamentali. Tutti i fattori che conducono ad una carenza di spazio sono passati in rassegna. Le soluzioni tecniche necessarie per la gestione dello spazio nelle zone di appoggio, l’utilizzazione accorta della riserva rappresentata dal Lee-Way Space, i mantenitori di spazio posteriori o anteriori permettono al clinico ortodontista di rivalutare il ruolo fondamentale che la pedodonzia svolge, assicurando la conservazione della dentatura decidua completa fino all’esordio della prima fase della dentatura mista. Nel capitolo 4, che tratta delle abitudini viziate e della respirazione orale, troverete sia un’eccellente analisi psicologica sia un’elencazione dei numerosi fattori a priori non controllabili dall’ortodontista, ma che possono essere svelati da un’anamnesi approfondita, da un dialogo con i genitori e osservando il comportamento del bambino. Ed ecco che una iconografia molto completa ci propone delle soluzioni quando si tratta d’intervenire per correggere le conseguenze del succhiamento del pollice, della deglutizione infantile o dell’interposizione del labbro inferiore. La fisiologia dello sviluppo della muscolatura periorale e l’importanza della scelta della alimentazione trovano il loro posto in questo capitolo. L’influenza dei differenti tipi di respirazione o delle anomalie della respirazione sulla morfologia scheletrica e dentale non è stata dimenticata. Senza voler sminuire l’importanza degli altri capitoli è certamente al capitolo 5 che spetta il ruolo di capitolo chiave di questo libro. Questo capitolo ci confronta con i nostri problemi quotidiani della I Classe: estrazioni di denti permanenti sì o no? Espansione rapida o lenta? Attendere o intervenire? I principi di un approccio logico e globale, di una diagnosi completa che tiene conto sia della morfologia scheletrica e dentale sia dei fattori eziologici e la elaborazione di un piano di trattamento in funzione dell’età del paziente, del suo stadio di sviluppo dentale ci vengono continuamente ricordati, sollecitandoci già in quella fase a valutare i rischi di una recidiva. Con l’ausilio di numerose tabelle riassuntive, il lettore si sentirà a propria agio davanti alla moltitudine dei problemi clinici presentati e delle loro soluzioni terapeutiche. E inoltre un capitolo che permette di introdurre, più chiaramente il concetto di un trattamento in due fasi di cui la prima, e precisamente il trattamento intercettivo, gioca il ruolo principale. Per la seconda fase, la finitura dell’occlusione, il trattamento in dentatura permanente realizzato mediante apparecchi, multibande, il lettore dovrà rivolgersi ad altre pubblicazioni più specifiche. Per alcuni di voi, sarà forse il capitolo 6 “La terapia intercettiva delle malocclusioni di II Classe ad essere considerato il capitolo chiave. Una classificazione ed una analisi interessanti dei fattori eziologici consentono una buona distinzione nei tre piani dello spazio e presentano i problemi clinici sui piano trasversale, sagittale e verticale. La logica della scelta terapeutica seguirà lo stesso schema. Inoltre, in funzione dell’età del paziente e della riserva terapeutica costituita dalla crescita ancora disponibile o prevedibile, tutta la gamma terapeutica è illustrata per mezzo di una eccellente casistica. In questo capitolo gli autori riescono, in modo convincente, a farci comprendere l’importanza dei tessuti molli e della loro funzione che è quella che determina la morfologia dei tessuti duri. In questo capitolo gli autori ci ricordano l’importanza della maturità psicologica che permette di valutare la futura collaborazione del paziente e ci propongono soluzioni alternative allo scopo di ridurre la necessità di collaborazione. Nel capitolo 7, che tratta della III Classe, l’analisi funzionale è di nuovo in primo piano. Se da un lato, tutti sono d’accordo che bisogna agire al più presto e correggere un morso incrociato in dentatura decidua non appena lo si osserva, gli autori hanno il merito di analizzare la III Classe soprattutto sul piano verticale. L’ipo o l’iperdivergenza permette una prognosi ricca di sfumature. Nei casi di retro e micromaxillia con un piano di trattamento che preveda un’espansione forzata associata a trazione ortopedica mediante maschera facciale, abbiamo tutte le possibilità di avere successo. Ma quando di tratta di una macromandibolia congenita e spesso ereditaria, bisogna avere il coraggio di rinunciare a un trattamento intercettivo e di prevedere l’approccio classico combinato tra ortodonzia e chirurgia maxillo-facciale dopo la pubertà. Questo è tanto più vero quando di tratta di una III Classe con morso aperto scheletrico. In sintesi, un trattamento intercettivo deve essere corto, perché se tutti i fattori favorevoli sono presenti si otterrà un buon risultato in poco tempo. Al contrario, se tutti i fattori scheletrici, ereditari e funzionali dono sfavorevoli bisogna evitare ogni accanimento terapeutico. I capitoli 8 e 9 sono capitoli integrativi ma che hanno la loro importanza. Il capitolo 8 che affronta i problemi algico-disfunzionali è certamente il più difficile da digerire! E perciò gli autori ci ricordano che il problema esiste in proporzioni impressionanti, perché quando si rilevano cefalee nel 70% dei casi di III Classe o nel 90% dei pazienti che hanno abitudini viziate quale il succhiamento del pollice o che si rosicchiano le unghie, non è consentito ignorare questa componente dell’analisi globale del paziente. L’esame clinico dovrà estendersi fino alla postura somatica, alla muscolatura cervicale in particolare, ma anche all’interazione tra una malocclusione con deviazione in massima intercuspidazione (I./M.) e l’equilibrio posturale rilevato con la mandibola in posizione di riposo. Il libro si conclude con il capitolo 9. Dopo un ottimo ripasso di anatomia che ci familiarizza con la differenza tra il parodonto del bambino e quello dell’adulto, vengono discusse le situazioni cliniche più frequenti: la perdita o la marcata riduzione della gengiva aderente in occasione delle eruzioni ectopiche degli incisivi inferiori e l’assenza di gengiva aderente in presenza di eruzioni vestibolari dei canini superiori. I fattori pro e contro un intervento chirurgico muco-gengivale sono presentati molto bene e illustrati con il sostegno di una documentazione clinica pertinente, senza perdere mai di vista un approccio molto conservativo: se l’ortodonzia permette di spostare un dente che si trova in posizione ectoptca in una sede meglio centrata sull’arcata alveolare, la chirurgia può essere evitata, mentre invece, se i danni sono tali che qualsiasi movimento rischia di aggravare la situazione parodontale, la chirurgia preliminare si impone. Una selezione succinta degli interventi di chirurgia muco—gengivale (lembi, innesti) permette al lettore di prendere confidenza con l’intera panoramica di mezzi terapeutici integrativi applicabili in situazioni ben definite. Questo capitolo presenta anche una eccellente rassegna delle cure di igiene orale prima dell’applicazione degli apparecchi fissi, durante e dopo il trattamento ortodontico e riflette la preoccupazione degli autori di vedere i problemi clinici del paziente in un’ottica globale e olistica. Cara Collega, caro Collega, giungendo alla fine di questa presentazione, vorrei farvi condividere pienamente il piacere intenso che ho provato nel leggere quest’opera allo scopo di presentarvela. Ringrazio gli autori dell’onore che mi hanno fatto chiedendomi di scrivere questa presentazione e, nello stesso tempo, gradirei complimentarmi con loro per essere riusciti a realizzare questo libro tanto atteso che, nello spirito che manifesta, rappresenta una connessione tra i cinquanta anni dell’esperienza ortodontica e una visione globale con la quale la professione dovrà affrontare i problemi della medicina dentale pediatrica sulla soglia del terzo millennio. Ringrazio gli autori di mettere a disposizione della professione un opera così sincera, educativa e stimolante. Prof. Dr. J.P Joho

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