Guida alla terapia rigenerativa con membrane del difetto infraosseo parodontale

Martina Editore
Pag. 144 – 192 illustrazioni a colori
chirurgia orale

70,00 

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Descrizione

Volume 1 della COLLANA DI PARODONTOLOGIA diretta dal professor De Luca. Lo scopo principale della terapia parodontale è quello di mantenere gli elementi dentari in stato di relativa salute, funzione e comfort e, allo stesso tempo, quello di conservare il più possibile, l’aspetto estetico del sorriso del paziente. Le modalità con cui tale scopo può essere raggiunto vengono scelte dal clinico in base alle proprie conoscenze ed al suo background scientifico, non ultimo in base all’esperienza acquisita nel tempo proprio nel campo della guarigione a lungo termine, secondo i presupposti summenzionati. La ricerca clinica sull’animale prima e sull’uomo in seguito si è prodigata nel corso degli anni nella attenta analisi delle diverse possibili “opzioni di trattamento” della malattia parodontale nel caso in cui questa porti alla perdita di supporto dentale. Le varie “treatment options” si sono rese valide in molti casi tanto dal lato della terapia chirurgica tanto da quella non chirurgica. A prescindere dalla tecnica utilizzata e dai numerosi dati forniti dalla letteratura in merito, il trattamento della tasca parodontale è da sempre oggetto di dibattiti accesi e di discussioni fra gli studiosi. Nel voler raggiungere il difetto in tutte le sue componenti, molli e dure, e nel volerlo meticolosamente trattare il paradontologo si avvale dei più svariati approcci chirurgici: dalla gengivectomia, al lembo di Widman modificato, al lembo a riposizionamento apicale con o senza chirurgia ossea resettiva. Tutte queste “varianti” di accesso chirurgico al difetto ed al fondo della tasca, fondamentale per il trattamento della superficie radicolare, scaturiscono, intrinsecamente, dalla necessità di eliminare il tessuto patologico che sta alla base del rischio stesso di progressione della malattia nel singolo difetto e di contaminazione del cavo orale in senso generale. La tasca parodontale non è nient’altro che l’esito di una serie di meccanismi patologici a carico dell’apparato di supporto del dente che, secondo il Glossary of Periodontal Terms, si presenta come: “…una fissurazione patologica tra il dente e l’epitelio crevicolare delimitato verso l’apice dall’epitelio giunzionale. Esso è una anormale estensione apicale dello spazio crevicolare causata dalla migrazione sempre in senso apicale dell’epitelio giunzionale lungo la radice man mano che il legamento parodontale si distacca da quest’ultima a seguito di un processo patologico…” . É indubbio che a monte delle scelte chirurgiche o non chirurgiche del clinico esiste l’esigenza di eliminare la causa della patologia stessa, cioè la placca batterica, ovunque essa sia e in tutte le forme essa si presenti nell’ambito del territorio affetto, compreso il tartaro che ne favorisce lo stazionamento e l’intrappolamento a ridosso dell’apparato di attacco. Laddove la rimozione della placca non fosse stata eseguita in maniera meticolosa, nessuno degli approcci di trattamento avrebbe buon esito, né a lungo né a breve termine. Ciò, purtroppo, rimane un aspetto della terapia che viene sottovalutato da un numero ancora eccessivo di clinici, forse per il ridotto fascino che suscita rispetto alla disciplina parodontale di tipo chirurgico con i suoi molteplici aspetti tecnicistici e per l’avvento dei biomateriali da riempimento o impiegati come barriera fisica. É altresì vero che tra gli scopi principali della terapia c’è e ci deve essere, nel breve termine, l’eliminazione della tasca, pena la progressione della malattia. Sia esso con la chiusura della stessa, sia per la rimozione chirurgica della parete molle, a termine della terapia il sito trattato dovrà presentare una profondità al sondaggio tale da non porre di nuovo il sito stesso a rischio di diminuzione ulteriore di attacco, rischiando la perdita dell’elemento stesso. L’eliminazione della tasca, oltretutto, è quella condizione che facilita al paziente l’accesso alla rimozione della placca che via via si riforma quotidianamente, e, al clinico periodicamente nella terapia di mantenimento. In questa trattazione si analizzeranno il difetto infraosseo e le diverse scelte operative secondo un approccio di tipo rigenerativo, con lo scopo di voler mantenere i tessuti di supporto, molli e duri, nei loro esiti e con il tentativo di restituire nuovo supporto all’elemento dentale, piuttosto che soltanto salvaguardarne ciò che a seguito della malattia è residuato. A ciò si giungerà attraverso una guida per la comprensione della genesi del difetto infraosseo e descrivendo, in linee generali, gli approcci terapeutici tradizionali. Gli Autori

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