La ricostruzione del dente devitalizzato con perni in fibre di quarzo

Martina Editore
Pag. 176 – illustrazioni a colori
ISBN 978-88-7572-065-0
odontoiatria

80,00 

Esaurito

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Descrizione

Nel campo dell’Odontoiatria Conservatrice la Ricerca negli ultimi anni ha assunto ritmi vertiginosi, un tempo impensabili. Conseguentemente, la merceologia ha compiuto progressi importanti, con la comparsa sul mercato di prodotti sempre nuovi, sempre presumibilmente migliorati anche se non sempre innovativi. Il Manzoni ricordava che “non sempre tutto ciò che viene dopo è progresso”, ma se anche così non fosse dobbiamo notare che il progresso non è stato omogeneo, e non ha riguardato tutti i materiali e tutte le tecniche della Odontoiatria Conservatrice, ma al contrario ha rivoluzionato alcuni e praticamente ignorato altri. Ad esempio i restauri metallici, come gli intarsi aurei, il perno-moncone fuso e soprattutto l’Amalgama, messa sotto attacco nella seconda metà degli anni ’90 per ragioni peraltro anche molto discutibili se non risibili, hanno patito la disattenzione di molti Autori, Ricercatori e Operatori. Per questo sul Mercato nulla di nuovo è stato recentemente proposto su questi materiali, sulle tecniche relative e sui materiali d’impiego accessorio ad essi legati. Questo si è tradotto in un certo senso anche in vantaggi: ad esempio, quanto è stato scritto anni addietro è del tutto valido anche oggi e i Colleghi che ancora non hanno totalmente abbandonato l’amalgama (per fortuna, anche se dirlo non è “politically correct”) possono tranquillamente continuare a consultare i Testi che hanno acquistato, e che di massima non hanno bisogno di essere riveduti. Discorso totalmente diverso per i Compositi, campo dove i cambiamenti non si contano e dove alcuni punti fermi sono stati addirittura capovolti. Vedasi la teoria della contrazione da polimerizzazione rivolta sempre verso la sorgente luminosa, ipotesi prima affermata e poi demolita, con conseguente abbandono di matrici plastiche trasparenti e cunei diffusori e ritorno all’impiego sistematico di matrici metalliche, peraltro molto più pratiche e facili. Né può essere ignorata l’enorme massa di elementi nuovi che la Ricerca ci ha portato in tema di adesivi. Di “wet bonding”, di “self-etching primers”, di “osmotic blistering” e di mille altre cose pochi anni or sono non si parlava, in pratica, neppure negli ambienti ristretti dei superaddetti ai lavori.

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