Descrizione
Vivere e convivere con patologie ineliminabili in una società che nega il limite e l’impossibilità, che deride debolezze e insuccessi, è la scommessa che i progressi della medicina e il benessere economico diffuso vanno proponendo da alcuni anni alla modernità del nostro piccolo mondo occidentale. È una sfida che non siamo preparati ad affrontare. Forse, viene da domandarsi, la debolezza è intrinseca: quello che costituisce l’asse portante dell’intervento per la malattia acuta mal si adatta ad assumere la malattia come dato ineliminabile e permanente, e risulta solo in parte appropriato. Il rischio allora è che la cronicità venga considerata una condizione residuale, disinvestita dal sapere medico e abbandonata a pratiche assistenzialistiche, comunque non degna di essere al centro del funzionamento di un’organizzazione di servizi di cura e dell’attività professionale competente di operatori sanitari. Diventa invece necessario adottare un approccio che per molti aspetti si discosta dall’operatività sanitaria tradizionale. Occorre in sostanza integrare l’impostazione tradizionale del curare con altre modalità di rappresentazione dei soggetti in campo, delle interazioni tra loro e degli esiti dell’attività. È necessario cioè un cambio di paradigma, un lavoro di chiarimento concettuale e terminologico, e questo è l’obiettivo del presente volume. Per poter ridare spessore e contenuto agli atti di ciascuno e dei tanti che a vario titolo sono comunque presenti nella situazione di gestione della cronicità o sono chiamati ad esserlo, dobbiamo capire meglio gli orientamenti guida, le scelte valoriali, i principi a cui ci si ispira, i quadri di riferimento concettuali.
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