LE IV CLASSI – Dieci maltrattamenti ortodontici

Martina Editore
Pag. 152 – illustrazioni a colori
ortodonzia

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Descrizione

Esattamente dieci anni fa ebbi l’onore ed il piacere di presentare dello stesso Autore una sua opera “Ortodonzia Pratica” che, come scrissi allora, esprimeva la filosofia di tutta la sua vita: “cercare di semplificare i problemi a patto di riconoscere a fondo le ragioni scientifiche ed usare buon senso e umiltà come linee guida”. Tanto vero che reputo quel libro ancora attuale, ricco di spunti interessanti e di grande utilità, soprattutto per i giovani neofiti che iniziano ad apprendere l’ortodonzia, cimentandosi con le proprie responsabilità professionali. Ecco un grande punto, che è un po’ la linea guida di questo nuovo libro dell’Autore, e che ritengo fondamentale e basilare per la nostra operatività quotidiana, che mediamente si prolunga per un cinquantennio. L’etica professionale e di vita di relazione conduce il professionista fin dal suo inizio a seguire i concetti di un serio, profondo, radicato senso della responsabilità professionale e poi, via via negli anni, a saperlo incrementare, affinare e migliorare, cercando sempre di dare “qualità ed eccellenza” nelle prestazioni ai propri pazienti. Questo vale per ogni settore della medicina. Non per nulla ancor oggi, almeno presso diverse sedi universitarie, ad esempio a Parma ove ho insegnato per decenni, alla fine della seduta di laurea il Preside e tutti i dieci docenti che lo attorniano, al momento della proclamazione del titolo di “Dottore in Medicina e Chirurgia” od in “Odontoiatria”, leggono ad alta voce il giuramento di Ippocrate, che viene poi confermato da ogni singolo laureato prima della consegna della pergamena del giuramento. Perché questo gesto, che può sembrare aulico e superato? Lo ritengo invece di grande efficacia e sostanziale per tutta la futura attività professionale del neo-laureato. Il giuramento di Ippocrate è sempre di massima attualità: ci ricorda i doveri, le responsabilità, i dettami dell’etica verso i pazienti e verso i colleghi. Il grande iniziatore della medicina ci insegna inoltre che la nostra è un’arte lunga (teknè makrè), che deve farci sempre ricordare l’assioma “non dare medicine ma curare il paziente nell’anima e nel corpo”. Responsabilità professionale significa quindi preparazione e studio profondo, esercitazioni accurate, discussioni e chiarimenti coi propri maestri, cioè colleghi più anziani, sapendo quindi aggiornarsi di continuo e restare studenti per la vita, curando con rettitudine, onestà ed umiltà e delegando i casi più difficili od impegnativi a colleghi più esperti, se in quel momento la nostra esperienza professionale non ci fa sentire in grado di curarli direttamente. Ciò permetterebbe di avere sempre ottime cure, risultati validi ed eccellenti, piena soddisfazione da parte del paziente e naturalmente quindi un incremento di rispetto e gratitudine verso la classe medica. Purtroppo la medicina ha sempre offerto nei secoli cattivi esempi di cure non corrette, che sfociano poi in danni, molte volte irreparabili per i pazienti, dando luogo ai cosiddetti casi di malasanità, che gli inglesi definiscono “malpractice”. Perché non ricordare il grande Molière ed il suo “Le Malade Imaginaire”?. Raramente però si riscontrano libri o relazioni che approfondiscono questo aspetto, eccezion fatta naturalmente per tutta la casistica legata al contenzioso ed alla medicina legale. In particolare per l’ortodonzia va dato grande merito al Dr. Giobatta Carino che, alla fine degli anni 8O, durante la sua splendida presidenza SIDO, affidò al Professor Van Der Linden la relazione base del Congresso SIDO a Torino “Gli insuccessi in Ortodonzia”. Fu una relazione memorabile e di grande utilità per tutti.

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