NATURA E STRUTTURA DI ALCUNI STATI DI COSCIENZA

brossura in bianco e nero formato 17×24 cm
Pagine: XII-308 con 81 figure
edizione: novembre 2003
9788886786690

40,00 

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Descrizione

L’autore presenta a più riprese questa importante opera come un manuale concernente lo studio di diversi stati di coscienza: il sonno, il sogno, lo stato ipnotico o “trance” e, infine, l’estasi. Il primo grande capitolo (o meglio la prima parte del volume) comprende sottocapitoli che si occupano in successione dello “yoga del sogno”, del sogno lucido e, soprattutto, dello stato ipnagogico, lo stato che precede l’entrata nel sonno. L’approccio a ciascuno di questi stati è costantemente neurofisiologico, psicofisiologico e neuropsicologico, il che, probabilmente, costituisce la principale originalità nei confronti di altre opere, peraltro piuttosto rare, dedicate agli stessi stati di coscienza quali, per esempio, le due di Charles Tart, pubblicate l’una nel 1968, l’altra nel 1975. Il volume del 1968 era in realtà un’antologia composta con testi scelti dal curatore che, anche se ebbe un forte impatto innovatore e un’accoglienza vastissima, era nondimeno lontano dall’ordinato rigore che Marco Margnelli ci offre nel suo. L’altro libro, del quale Tart era l’unico autore, presentava ed esemplificava un metodo di studio degli stati di coscienza come “sistemi” che ebbe, di nuovo, un’ottima accoglienza (è tuttora un testo consigliato nelle Università), ma analizzava solo alcuni degli stati di coscienza che troviamo nel libro di Margnelli e, soprattutto, solo da un punto di vista psicologico. Il libro del 1968 nasceva in un periodo nel quale gli stati modificati di coscienza erano di moda a causa del massiccio consumo di marijuana e di LSD da parte degli hyppies, psicologicamente incoraggiati da modelli di riferimento quali Timothy Leary (la politica dell’estasi) o Carlos Castaneda (il cui primo libro, A scuola dallo stregone, fu appunto tradotto e pubblicato in Italia nel 1968). In quegli anni i libri dedicati agli stati “alterati” o “modificati” della coscienza si proponevano come i manifesti di una controcultura nella sua fase offensiva diffusa un po’ dappertutto. Niente di tutto ciò nel lavoro di Margnelli che, tutto al contrario, è caratterizzato dal rigore scientifico e dall’obbiettività e dal fatto che l’autore è un uomo di laboratorio, medico, neurofisiologo e sperimentatore (soprattutto, ma non solamente, nel campo dell’ipnosi e dell’estasi). Pur mantenendo l’inderogabile base dei dati sperimentali (che si nutre alla fonte di ricerche sia di molti anni or sono come recentissime, come dimostra l’abbondantissima bibliografia), Mar-gnelli non disdegna altre fonti d’informazione che da un lato arricchiscono la materia e dall’altro tentano un collegamento con le psicologie orientali che già nel 1968 avevano stuzzicato la curiosità dei ricercatori occidentali ma in modo piuttosto superficiale. Ciò è ben dimostrato, per esempio (e non è che uno dei tanti esempi che potrei fare per sostenere la mia opinione), dall’ultimo capitolo, dedicato all’estasi. È uno stato che raramente ha attirato l’attenzione dei ricercatori di neuroscienze, soprattutto dei neurofisiologi; può darsi perché, come suggerisce l’autore, è uno stato che si manifesta quasi esclusivamente in contesti religiosi. Sicuramente, però, il disinteresse nei suoi riguardi è anche dovuto al fatto che al di fuori dell’ambito religioso apologetico (anche se non sempre) l’estasi è stata interpretata come un disturbo psicologico di tipo isterico se non addirittura come psicosi. Nondimeno, dice Margnelli, è giunto il momento di toglierla dal catalogo delle psicopatologie e considerarla come un’esperienza fisiologica, anche se di limite. Era già questa l’opinione di Pierre Janet (in contrasto con quella di Jean Marie Charcot) il quale, sottolineando la sua dimensione dissociativa, non la vedeva necessariamente come una condizione patologica. Dopo venticinque anni di ricerche in materia, Marco Margnelli è anche persuaso che sia giunto il momento di stabilire le somiglianze e le differenze tra lo stato di estasi e lo stato ipnotico (ovvero la trance, come scrive Margnelli, che ha scelto di conservare la grafia corrente ricordando, però, che io proposi già quasi tre decenni or sono di riadottare la grafia di transe, che utilizzò Janet riallacciandosi all’origine del termine dal verbo latino transire, passare oltre) e si addentra in un accurato confronto che è assolutamente originale e rigorosamente condotto su dati di psicofisiologia e di psicologia. Ecco allora che, contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettati dopo aver letto il capitolo sull’ipnosi, basato su rigorosi dati di laboratorio (compresi quelli derivati dai suoi esperimenti), Margnelli comincia con un’analisi delle descrizioni autobiografiche di Santa Teresa d’Avila, “dottore della Chiesa”, proponendo che il terzo grado dell’orazione teresiana sia uno stato di dissociazione “trancelike” e non una dissociazione patologica, come vari autori, a cominciare da William James e Leuba, hanno in molte occasioni sostenuto. Da questo punto di partenza, restando fondamentalmente il ricercatore rigoroso, l’uomo di laboratorio che ha lavorato per il Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano, Margnelli rielabora la “mappa degli stati di coscienza” di Roland Fischer, perfezionando il “modello neurobiologico” che vi è esposto e raggiungendo conclusioni non poco lontane da quelle di Fischer. Mi è sembrato giusto insistere particolarmente sul capitolo finale del libro, quello dell’estasi, per sottolineare il fatto che Margnelli, pur restando sempre fedele al rigore dei dati sperimentali non lascia mai da parte anche altri approcci, che definirei “fenomenologici” in senso lato, così che propone anche altri orientamenti interpretativi. Al di là di ciò, il libro è anche ricco di ipotesi ingegnose e ragionevoli come quella che gli stati di coscienza utilizzino dei “programmi operativi” come un computer, che esista “una coscienza per il giorno e una per la notte”, che esista un “inconscio sensoriale”, che esista un “osservatore nascosto” vigile e attento in tutti gli stati di “incoscienza”, che le visualizzazioni terapeutiche abbiano una potenza direttamente proporzionale ai livelli via via più bassi della vigilanza, che l’ipnosi sia un sistema psicoterapeutico duttile e creativo che dovrebbe essere adottato su scala più vasta di quanto non lo sia ancora e altro che rende la lettura di questo “manuale” fruttuosa e molto stimolante.

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